Nel 1861, anno dell’Unità d’Italia, inizia il conio della Lira italiana che nel taglio da 20 prende il nome di “marengo”. Questa moneta è conosciuta anche come “Napoleone”, con un chiaro richiamo al marengo d’oro coniato nel 1801, dalla zecca di Torino, per celebrare la vittoria di Napoleone Bonaparte nella battaglia di Marengo del 1800.
Il marengo italiano è stato coniato in più tagli e alcuni esemplari possiedono un interessante valore economico. Infatti, se per alcuni marenghi la valutazione dipende soltanto dal peso in oro ed è quindi strettamente correlata alla quotazione attuale dell’oro, in altri casi per stabilire il valore marenghi d’oro è necessario considerare ulteriori caratteristiche.
Rarità, tiratura ed eventuali errori di conio sono alcuni dei fattori di cui tenere conto per stabilire il valore economico dei marenghi d’oro.
Di seguito osserviamo insieme quali sono i marenghi più conosciuti e rari.

Come stabilire il valore economico dei marenghi d’oro?

Quello che interessa i marenghi d’oro è un mercato vivo poiché la richiesta è sempre molto elevata: sono molti i collezionisti e gli appassionati sempre in cerca di qualche marengo raro. Quindi, se possiedi dei marenghi, probabilmente sarà molto facile venderli e guadagnare anche cifre interessanti; inoltre, per conoscerne il grado di rarità ti basterà osservare la moneta. I marenghi sono classificati in base a una scala di rarità che va da “moneta comune” a “solo pochi esemplari” e, ovviamente, più una moneta è rara, più il suo valore sul mercato sarà elevato.
Tra le più rare vi sono le versioni “prova”: queste non venivano messe in circolazione ma donate ai soli dipendenti della Zecca.

Abbiamo visto finora che ci sono molte variabili di cui tenere conto per stabilire il valore economico di queste monete quindi, prima di cercare in rete “marenghi d’oro valore” dovresti fare molta chiarezza sulle monete che possiedi perché, in questo caso, i dettagli possono fare una grande differenza.

Valore marenghi d’oro più conosciuti

Vittorio Emanuele II, Umberto I, Vittorio Emanuele III, Aratrice e Fascetto d’Oro sono le versioni più note dei marenghi d’oro: di seguito troverai tutto ciò che dovresti sapere se possiedi una di queste monete.

Marenghi d’oro Vittorio Emanuele II

Questi marenghi furono coniati per volere di Vittorio Emanuele II durante il regno di Sardegna e furono incisi da Giuseppe Ferraris. I marenghi d’oro più rari di questo periodo sono quelli coniati nel 1870 (Roma e Torino), 1871 (Roma), 1872 (Milano) e 1873 (Roma).

Marenghi d’oro Umberto I

Incisi da Filippo Speranza, i marenghi d’oro Umberto I furono emessi dopo il Regio Decreto 4514, 30 settembre 1878. I più rari di questo periodo appartengono agli anni: 1883, 1885, 1889, 1890, 1891 e 1897. In questo caso l’unica zecca coinvolta fu quella di Roma.

Marenghi d’oro Vittorio Emanuele III

In modo analogo ai marenghi d’oro Umberto I, anche in questo caso l’unica zecca produttrice fu quella di Roma e ad occuparsi dell’incisione fu Filippo Speranza. Gli esemplari più ricercati appartengono ai seguenti anni: 1902, 1903 e 1908 (con solo 4 esemplari noti). Teniamo conto anche dei marenghi del 1902, nella versione con l’àncora e realizzati con oro di Eritrea, di cui si contano sono 115 esemplari.

Marenghi d’oro Aratrice

Il valore marenghi oro Aratrice è solitamente elevato poiché si tratta di monete con una tiratura davvero esigua. Questi marenghi d’oro rappresentano un’allegoria dell’Italia: sul fronte possiamo osservare Vittorio Emanuele III e, sul rovescio, una donna aratrice che nella mano sinistra tiene delle spighe mentre poggia la destra sul manico di un aratro.
Le versioni con maggiore valore appartengono agli anni 1910 e 1926; in più sono molto rare le versioni di prova del 1912, poiché davvero poche, e quelle in oro rosso sempre dello stesso anno.

Il Fascetto d’oro

È il terzo marengo d’oro che raffigura Vittorio Emanuele III ed è una moneta celebrativa in ricordo del primo anniversario della marcia su Roma.
In questo caso, le versioni di prova sono estremamente rare.

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